«Allora,
siamo d'accordo, verso le dieci siamo sotto casa tua...»
«Ma
cheffa'? Babbii? – lo interruppe irritato Tano –
è un mese che me lo vai ripetenno. Lo sai con chi stai parlanno, o
no? »
Angelo
non insistette, Tano era ormai ubriaco e rischiava di dar di matto, e
quella sera era meglio non attirare l'attenzione, lo salutò con una
pacca sulla spalla e uscì dal locale.
Tano
era stato in galera, c'era stato a lungo e per delitti tanto
meschini, quanto sordidi. Ma, complice l'accento insulare e una
fisionomia patibolare, si dava arie di collaudato mafioso. Quella
sera, che aveva bevuto davvero tanto, quasi quasi ci credeva pure
lui. Continuò a bere.
All'alba,
si ritrovò seduto nel letto, svegliato da un urlo lancinante che
proveniva dall'interno della sua testa. La nebbia dell'alcol diradò
quel poco che bastava per ricordargli gli impegni assunti.
Si
imbarcò sulla Freccia del Sud che partiva dalla Stazione Centrale
pochi minuti dopo le otto. Mentre quelli che sarebbero dovuti essere
i suoi complici sequestravano la vecchia, era già a
Casalpusterlengo, ma il nodo in gola gli si allentò solo a
Fiorenzuola, per lasciare il posto a una sete spasmodica che avrebbe
finalmente soddisfatto a Bologna, con un bottiglione di Albana col
tappo a corona.
…
«Facia
'd merda d'un terün» mormorò Angelo riagganciando il telefono del
negozio. Il covo era sfumato all'improvviso e il commando, con la
sequestrata a bordo, andava su e giù per la città su una macchina
che dava segnali di cedimenti strutturali. La donna era calma, anzi
pareva divertirsi, ma a quell'età, poteva anche venirle un colpo.
Urgeva
un'alternativa e Angelo andava affannosamente lambiccandosi, mentre
tagliava tre fettine non troppo spesse di vitellone.
Ma
niente da fare, non riusciva a concentrarsi, gli venivano sempre in
mente quei disperati che girovagavano senza meta per le strade,
incrociando a ogni pie' sospinto pantere della questura e gazzelle
dei caramba.
Prima
di mezzogiorno, ringhiò alla moglie alla cassa, che aveva un impegno
e che si chiudeva in anticipo.
Mentre
la donna, uscita dalla porta sul retro, saliva al piano superiore
dove abitavano, Angelo tirò giù la claire e si fiondò nell'attigua
osteria, dimenticando la reciproca antipatia con l'oste Tugnin e i
tre mesi di pigione arretrata che questi gli doveva.
Un
campari col bianco lo aiutò a schiarirsi le idee, mentre
scartabellava un bisunto calepino tratto fuori dalla tasca posteriore
dei calzoni.
Sfogliava
le pagine nervosamente, crollando il capo, quasi a voler sconfessare
anticipatamente quello sforzo inutile, che andava facendo al solo
scopo di poter dire che nulla aveva lasciato di intentato.
Ma
ad un tratto le sopracciglia corrugate si distesero in
un'interrogazione, il dito che girava i fogli con moto pressoché
automatico, si arrestò e invertì il senso di marcia. Tornò
indietro alla ricerca di un nome che aveva sopravvanzato, ma che con
modalità subliminari aveva colpito il suo subconscio
«Ecco...»
disse fra sé.
…
Le
donne dell'età di Teresa non sono più giovani. Ma di molte, e direi
della gran parte, si può dire che siano entrate in quella stagione, anche piuttosto lunga, di matura bellezza che spesso le rende ancor più
desiderabili di quanto non lo fossero nel tempo della loro piena
gioventù.
Di
Teresa, ahimè, questo non lo si poteva dire. Sebbene i tratti del
viso rivelassero sbiadite tracce di quei lineamenti fieri, ma
volgari, delle bellezze selvagge e zingaresche, al presente, ormai,
ogni traccia di forza era irreversibilmente scomparsa, cedendo il
posto alla sola volgarità.
Consunta
da troppe gravidanze, continue delusioni, vita costantemente malsana
e mille tribolazioni era infine naufragata nella più completa
sciatteria, abbandono che spesso si imputa alla nighittosità, ma
che, nel suo caso, era invece da mettere in gran parte in conto alla
miseria che le aveva fatto mancare quell'ultimo appuntamento in cui
un buon dentista e un parrucchiere possono salvare qualcosa di cui
abbia senso aver cura.
E
poi, naturalmente, c'era la psiche, disturbata dall'eredità
dell'infanzia, dagli avvilimenti di una vita, e da popolari
automedicazioni.
Teresa
viveva in un limbo allucinato dove l'amore, i soldi e il vino erano
elementi di insiemi dai confini incerti e dalle mille intersezioni.
E
quindi fu per affetto, o per interesse, o per la voglia di provare
un'emozione analcolica, o per una combinazione di tutte queste cose,
che accettò la proposta.
Disse
di si, ma siccome, a modo suo, era stata sempre devota, non volle
affrontare l'impresa con l'ansia che poteva derivarle da conti in
sospeso con dio.
Perciò,
la mattina dopo, di buon ora, andò a confessarsi alla parrocchia di
San Giuseppe.
…
Don
Tarcisio era buon prete e buon cittadino. E in ogni caso, anche la
donna rapita era una sua parrocchiana, generosa per giunta.
Non
ebbe dunque esitazioni a recarsi di volata in questura, dove
comunque, rispettando il segreto sacramentale, non fece nomi.
…
A
quel punto al dottor Stromboli apparve chiaro che tutta la faccenda
si consumava nel breve rettilineo che andava dalla chiesa alla
cascina Bellaria e che aveva al centro, praticamente a fianco
dell'abitazione della donna rapita, il Circolo della Fratellanza.
Stromboli,
dei pregiudicati che bazzicavano quei dintorni, conosceva anche i
pidocchi che avevano in testa. Perché pidocchiosi lo erano
certamente: un milieu di ladri di polli e di biciclette, piccoli
truffatori, magnaccia di puttane decrepite, abitué delle violenze
domestiche e via dicendo.
Il
profilo di chi poteva aver ideato, pianificato e gestito un
sequestro, lì dentro mancava. Quindi si doveva pensare a un
esordiente.
E
questo lo preoccupava che, per simili crimini, è meglio poter
contare sulla freddezza dei professionisti, il panico dei dilettanti
poteva determinare esiti repentini e drammatici.
Bisognava
fare presto.
Al
circolo raccolse qualche voce, pettegolezzi su donne e debiti, com'è
di norma. Un vicediretore d'agenzia della Banca Popolare, lo
ragguagliò con maggior precisione.
Infine,
il padrone di un night seppe indicare la donna del demi monde con
cui, nel passato, era stato assiduo nel suo locale.
Così
il cerchio si strinse inesorabilmente su Angelo, il cervello – come
si usa dire – della banda, la cui macelleria era di fronte alla
casa della sequestrata, peraltro sua cliente.
...
Partirono
due volanti e mentre una andava a pizzicare il capo nel suo negozio,
l'altra si dirigeva a colpo sicuro al covo, dove sorprendeva tutta la
banda, e l'ostaggio in piena forma, che giocavano a carte.