mercoledì 1 ottobre 2014

Oldnapping

«Allora, siamo d'accordo, verso le dieci siamo sotto casa tua...»
«Ma cheffa'? Babbii? – lo interruppe irritato Tano – è un mese che me lo vai ripetenno. Lo sai con chi stai parlanno, o no? »
Angelo non insistette, Tano era ormai ubriaco e rischiava di dar di matto, e quella sera era meglio non attirare l'attenzione, lo salutò con una pacca sulla spalla e uscì dal locale.
Tano era stato in galera, c'era stato a lungo e per delitti tanto meschini, quanto sordidi. Ma, complice l'accento insulare e una fisionomia patibolare, si dava arie di collaudato mafioso. Quella sera, che aveva bevuto davvero tanto, quasi quasi ci credeva pure lui. Continuò a bere.
All'alba, si ritrovò seduto nel letto, svegliato da un urlo lancinante che proveniva dall'interno della sua testa. La nebbia dell'alcol diradò quel poco che bastava per ricordargli gli impegni assunti.
Si imbarcò sulla Freccia del Sud che partiva dalla Stazione Centrale pochi minuti dopo le otto. Mentre quelli che sarebbero dovuti essere i suoi complici sequestravano la vecchia, era già a Casalpusterlengo, ma il nodo in gola gli si allentò solo a Fiorenzuola, per lasciare il posto a una sete spasmodica che avrebbe finalmente soddisfatto a Bologna, con un bottiglione di Albana col tappo a corona.
«Facia 'd merda d'un terün» mormorò Angelo riagganciando il telefono del negozio. Il covo era sfumato all'improvviso e il commando, con la sequestrata a bordo, andava su e giù per la città su una macchina che dava segnali di cedimenti strutturali. La donna era calma, anzi pareva divertirsi, ma a quell'età, poteva anche venirle un colpo.
Urgeva un'alternativa e Angelo andava affannosamente lambiccandosi, mentre tagliava tre fettine non troppo spesse di vitellone.
Ma niente da fare, non riusciva a concentrarsi, gli venivano sempre in mente quei disperati che girovagavano senza meta per le strade, incrociando a ogni pie' sospinto pantere della questura e gazzelle dei caramba.
Prima di mezzogiorno, ringhiò alla moglie alla cassa, che aveva un impegno e che si chiudeva in anticipo.
Mentre la donna, uscita dalla porta sul retro, saliva al piano superiore dove abitavano, Angelo tirò giù la claire e si fiondò nell'attigua osteria, dimenticando la reciproca antipatia con l'oste Tugnin e i tre mesi di pigione arretrata che questi gli doveva.
Un campari col bianco lo aiutò a schiarirsi le idee, mentre scartabellava un bisunto calepino tratto fuori dalla tasca posteriore dei calzoni.
Sfogliava le pagine nervosamente, crollando il capo, quasi a voler sconfessare anticipatamente quello sforzo inutile, che andava facendo al solo scopo di poter dire che nulla aveva lasciato di intentato.
Ma ad un tratto le sopracciglia corrugate si distesero in un'interrogazione, il dito che girava i fogli con moto pressoché automatico, si arrestò e invertì il senso di marcia. Tornò indietro alla ricerca di un nome che aveva sopravvanzato, ma che con modalità subliminari aveva colpito il suo subconscio
«Ecco...» disse fra sé.
Le donne dell'età di Teresa non sono più giovani. Ma di molte, e direi della gran parte, si può dire che siano entrate in quella stagione, anche piuttosto lunga, di matura bellezza che spesso le rende ancor più desiderabili di quanto non lo fossero nel tempo della loro piena gioventù.
Di Teresa, ahimè, questo non lo si poteva dire. Sebbene i tratti del viso rivelassero sbiadite tracce di quei lineamenti fieri, ma volgari, delle bellezze selvagge e zingaresche, al presente, ormai, ogni traccia di forza era irreversibilmente scomparsa, cedendo il posto alla sola volgarità.
Consunta da troppe gravidanze, continue delusioni, vita costantemente malsana e mille tribolazioni era infine naufragata nella più completa sciatteria, abbandono che spesso si imputa alla nighittosità, ma che, nel suo caso, era invece da mettere in gran parte in conto alla miseria che le aveva fatto mancare quell'ultimo appuntamento in cui un buon dentista e un parrucchiere possono salvare qualcosa di cui abbia senso aver cura.
E poi, naturalmente, c'era la psiche, disturbata dall'eredità dell'infanzia, dagli avvilimenti di una vita, e da popolari automedicazioni.
Teresa viveva in un limbo allucinato dove l'amore, i soldi e il vino erano elementi di insiemi dai confini incerti e dalle mille intersezioni.
E quindi fu per affetto, o per interesse, o per la voglia di provare un'emozione analcolica, o per una combinazione di tutte queste cose, che accettò la proposta.
Disse di si, ma siccome, a modo suo, era stata sempre devota, non volle affrontare l'impresa con l'ansia che poteva derivarle da conti in sospeso con dio.
Perciò, la mattina dopo, di buon ora, andò a confessarsi alla parrocchia di San Giuseppe.
Don Tarcisio era buon prete e buon cittadino. E in ogni caso, anche la donna rapita era una sua parrocchiana, generosa per giunta.
Non ebbe dunque esitazioni a recarsi di volata in questura, dove comunque, rispettando il segreto sacramentale, non fece nomi.
A quel punto al dottor Stromboli apparve chiaro che tutta la faccenda si consumava nel breve rettilineo che andava dalla chiesa alla cascina Bellaria e che aveva al centro, praticamente a fianco dell'abitazione della donna rapita, il Circolo della Fratellanza.
Stromboli, dei pregiudicati che bazzicavano quei dintorni, conosceva anche i pidocchi che avevano in testa. Perché pidocchiosi lo erano certamente: un milieu di ladri di polli e di biciclette, piccoli truffatori, magnaccia di puttane decrepite, abitué delle violenze domestiche e via dicendo.
Il profilo di chi poteva aver ideato, pianificato e gestito un sequestro, lì dentro mancava. Quindi si doveva pensare a un esordiente.
E questo lo preoccupava che, per simili crimini, è meglio poter contare sulla freddezza dei professionisti, il panico dei dilettanti poteva determinare esiti repentini e drammatici.
Bisognava fare presto.
Al circolo raccolse qualche voce, pettegolezzi su donne e debiti, com'è di norma. Un vicediretore d'agenzia della Banca Popolare, lo ragguagliò con maggior precisione.
Infine, il padrone di un night seppe indicare la donna del demi monde con cui, nel passato, era stato assiduo nel suo locale.
Così il cerchio si strinse inesorabilmente su Angelo, il cervello – come si usa dire – della banda, la cui macelleria era di fronte alla casa della sequestrata, peraltro sua cliente.
...

Partirono due volanti e mentre una andava a pizzicare il capo nel suo negozio, l'altra si dirigeva a colpo sicuro al covo, dove sorprendeva tutta la banda, e l'ostaggio in piena forma, che giocavano a carte.