mercoledì 1 maggio 2013

Ion Koman alla galleria rotaross


Ion Koman è nato in Moldavia, regione che ci immaginiamo popolata da spiriti romantici e irrequieti, condannati a vita errabonda dalla struggente nostalgia di qualcosa a cui non saprebbero dare un nome, ma che li incalza, come un vuoto e un'ansia, dal fondo del cuore.
Proprio come gli zingari, o gli ebrei orientali di quello che fu l'impero degli zar, prima e l'Unione Sovietica, dopo.
E difatti non c'è chi, a tutta prima, nel guardare la sognante narrazione di Koman, non vada col pensiero alle atmosfere  oniriche della pittura di Chagall.
Ion Koman, Viso nell'ombra, 2004
Ma in un sapiente gioco di specchi, nella pittura di Koman, se ci sono le ombre, le trasparenze e le evanescenze della favola, la favola non c'è. C'è, se mai, gente che racconta favole. Per questa via, di narrazione nella narrazione, nella sua pittura torna il realismo, nell'accezione che gli fu data dalla coppia Prévert-Carné.
Les enfants du paradis, 1945
Perché Ion ha studiato a Mosca, tra i grattacieli che esibiscono, in un'estrema erezione, l'orgoglio senile del regime,  e il luccichio di rimmel dei magazzini Gum, la fascinosa Mata Hari dell'ormai irresistibile restaurazione capitalista.
Mosca, panorama urbano
I villaggi, i boschi e le notti del paese natale sono perciò filtrati e ricostruiti attraverso le geometrie metropolitane e le sedimentazioni culturali, di cui un caleidoscopio spazio-temporale palesa ed occulta le tracce, mescolando nel vortice di una postmodernità negata le apparenti contraddizioni, o forse l'ardito esercizio di dialettica, di tutta una generazione in bilico tra dogma ed eresia.
Ion Koman, Orizzonti arancioni, 1997
Ion Koman, La città rossa, 2001
Ricercare le suggestioni dei maestri nelle contaminate figurazioni di Koman diventa quindi un  esercizio utile, ma non sempre facile.
Aristarkh Lentulov, Mosca, 1913
Ion Koman, Sulla spiaggia, 1997
In questa sua bagnante, ad esempio, le citazioni si sovrappongono, da Picasso a Modigliani, fino agli espressionisti, passando attraverso le costruzioni ellittiche di Malevič.
Si tratta, dunque, di arte molto colta, in cui si sedimenta uno studio scrupoloso della storia dell'arte, con un occhio di riguardo per le avanguardie russe, ma non solo.
Ion Koman, Figure nel bosco 1, 2010
Ion Koman, Figure nel bosco 2, 2010
Nelle opere di questi ultimi anni, gli anni, per intenderci, della crisi, disperata ma non seria, della società del mercato, la figurazione di Ion si spinge ad attingere al modello di un altro attento cronista di grottesche apocalissi delle civiltà, Hieronymus Bosch.
Hieronymus Bosch, Il giardino delle delizie
Nella composizione di questi lavori, con inserimento a collage su uno sfondo, delle figurine dei personaggi, Koman ribadisce, attraverso un'autocitazione, la sua concezione non disgiuntiva della dialettica tra passato e presente, in virtù della quale, superare è anche, sempre, conservare.
Seguo Ion Koman da quando, più o meno, è arrivato in Italia, questa mostra antologica, che presenta opere dal 2006 al 2012, la raccomando vivamente.










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