Ion Koman è nato in Moldavia, regione che ci immaginiamo popolata da spiriti romantici e irrequieti, condannati a vita errabonda dalla struggente nostalgia di qualcosa a cui non saprebbero dare un nome, ma che li incalza, come un vuoto e un'ansia, dal fondo del cuore.
Proprio come gli zingari, o gli ebrei orientali di quello che fu l'impero degli zar, prima e l'Unione Sovietica, dopo.
E difatti non c'è chi, a tutta prima, nel guardare la sognante narrazione di Koman, non vada col pensiero alle atmosfere oniriche della pittura di Chagall.
Ion Koman, Viso nell'ombra, 2004 |
Ma in un sapiente gioco di specchi, nella pittura di Koman, se ci sono le ombre, le trasparenze e le evanescenze della favola, la favola non c'è. C'è, se mai, gente che racconta favole. Per questa via, di narrazione nella narrazione, nella sua pittura torna il realismo, nell'accezione che gli fu data dalla coppia Prévert-Carné.
Les enfants du paradis, 1945 |
Perché Ion ha studiato a Mosca, tra i grattacieli che esibiscono, in un'estrema erezione, l'orgoglio senile del regime, e il luccichio di rimmel dei magazzini Gum, la fascinosa Mata Hari dell'ormai irresistibile restaurazione capitalista.
Mosca, panorama urbano |
I villaggi, i boschi e le notti del paese natale sono perciò filtrati e ricostruiti attraverso le geometrie metropolitane e le sedimentazioni culturali, di cui un caleidoscopio spazio-temporale palesa ed occulta le tracce, mescolando nel vortice di una postmodernità negata le apparenti contraddizioni, o forse l'ardito esercizio di dialettica, di tutta una generazione in bilico tra dogma ed eresia.
Ion Koman, Orizzonti arancioni, 1997 |
Ion Koman, La città rossa, 2001 |
Ricercare le suggestioni dei maestri nelle contaminate figurazioni di Koman diventa quindi un esercizio utile, ma non sempre facile.
Aristarkh Lentulov, Mosca, 1913 |
Ion Koman, Sulla spiaggia, 1997 |
In questa sua bagnante, ad esempio, le citazioni si sovrappongono, da Picasso a Modigliani, fino agli espressionisti, passando attraverso le costruzioni ellittiche di Malevič.
Si tratta, dunque, di arte molto colta, in cui si sedimenta uno studio scrupoloso della storia dell'arte, con un occhio di riguardo per le avanguardie russe, ma non solo.
Ion Koman, Figure nel bosco 1, 2010 |
Ion Koman, Figure nel bosco 2, 2010 |
Nelle opere di questi ultimi anni, gli anni, per intenderci, della crisi, disperata ma non seria, della società del mercato, la figurazione di Ion si spinge ad attingere al modello di un altro attento cronista di grottesche apocalissi delle civiltà, Hieronymus Bosch.
Hieronymus Bosch, Il giardino delle delizie |
Nella composizione di questi lavori, con inserimento a collage su uno sfondo, delle figurine dei personaggi, Koman ribadisce, attraverso un'autocitazione, la sua concezione non disgiuntiva della dialettica tra passato e presente, in virtù della quale, superare è anche, sempre, conservare.
Seguo Ion Koman da quando, più o meno, è arrivato in Italia, questa mostra antologica, che presenta opere dal 2006 al 2012, la raccomando vivamente.
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