venerdì 16 novembre 2012

perché fallirà la SUN, perché fallirà la FIAT, perché fallirà l'Italia


La SUN, azienda cittadina del trasporto urbano è in deficit. Recentemente ha lanciato una campagna (non è la prima) per tentare di scoraggiare chi sale a bordo senza biglietto, ma non c'è da farsi illusioni, questo è un problema irrisolto di tutte le epoche e di tutte le città del mondo.
Certamente l'evasione era minore quando a bordo c'era il bigliettaio, ma sappiamo com'è andata, l'idea di ridurre quella voce del costo del personale era sembrata irresistibile.
Resta da vedere, ora che l'età della pensione viene ritoccata verso l'alto, cosa ne farà la SUN dei suoi dipendenti troppo anziani per mettersi alla guida. Potrebbe, magari, licenziarli, l'articolo 18 è stato tolto apposta.
L'idea che ridurre i costi sia più o meno come  aumentare i ricavi è quella che adottiamo tutti noi per far quadrare il bilancio familiare, rinunciando, di volta in volta, al giornale, alle sigarette o alla partita, mano a mano che aumenta l'affitto, la bolletta del gas o il prezzo della benzina, mentre lo stipendio resta al palo. Noi lo facciamo così, alla buona, ma per l'economia, quella vera, ad inventare questo metodo si sono scomodati dei premi nobel.
Resta da vedere se funziona, io, per esempio, raramente, ogni volta che approdo a una nuova rinuncia mi sento più signore di prima. Può darsi che per le aziende sia diverso.
La seconda trovata dei premi nobel per aumentare i ricavi, è  - chi ci avrebbe mai pensato? -  quella di aumentare i prezzi a prescindere da quel noioso vecchiume della legge della domanda e dell'offerta.
Come si vede è l'uovo di colombo, se raddoppio i prezzi è come se raddoppiassi le vendite.
La cosa, naturalmente funziona se vendo beni essenziali (cibo, acqua, riscaldamento) e non a caso i padroni del vapore si sono gettati a pesce sulle privatizzazioni dei settori alimentare ed energetico e già pregustavano - frustrati, ahimè,  da un provvido referendum - quella dell'acqua. Se però vendo paperelle di plastica, è probabile che al raddoppio dei prezzi corrisponda il dimezzamento degli acquirenti.
Comunque sia, la SUN ha applicato anche questo rimedio, e quest'estate ha aumentato le tariffe del 30% (quindici volte il preteso tasso d'inflazione), senza migliorare di nulla il servizio, anzi!
Il fatto che, poco dopo, abbia dovuto indire la crociata contro i portoghesi, mi induce a credere che l'aumento delle tariffe non si sia rivelato salvifico per i bilanci.
La questione è da studiare.
Chi viaggia abitualmente in autobus sa che attualmente la SUN lavora, a parte trascurabili eccezioni, esclusivamente per chi non può fare a meno del servizio pubblico, vale a dire chi è ancora troppo giovane per usare l'automobile, chi è già troppo anziano per usarla ancora, chi è troppo povero per possederla.
Dal punto di vista del fenomeno dell'evasione, gli anziani, per un sistema agevolato di tariffe e maggior senso civico, ne sono indenni.
I giovani, per l'avversione endemica, in quella fascia d'età, ad un sistema di regole che rappresenta la società dei padri, producono una quota rilevante degli scrocconi, ma per la motivazione che li muove, nessun tipo di repressione, neppure la galera, potrà produrre sensibili effetti.
I poveri, infine, spesso non pagano il biglietto perché non possono pagarlo (e tacciano quelli che trovano incredibile che non si trovino 30 euro al mese per l'autobus, 60 per la mensa scolastica, 8,50 per l'assicurazione e così via, più quelli per l'affitto, la luce, il gas e la spesa quotidiana. Tacete, merde!)
L'azienda lo sa, tant'è vero che intensifica i controlli dopo la fatidica terza settimana, quando sa che la penuria di liquido può indurre più facilmente all'escamotage.
Può darsi che, a furia d'insistere, l'abbia vinta, ma non nel senso di indurre i riottosi a cacciare del denaro che non posseggono, bensì  convincendoli ad andare a piedi, con ampia soddisfazione morale, ma scarso tornaconto aziendale.
Insistere su questo versante significa quindi, aggiungere ai costi dell'evasione quelli della campagna antievasione.
L'alternativa sarebbe quella di aumentare i clienti paganti. E non è che non ce ne siano gli spazi.
Prendiamo, per esempio la scuola elementare. Nelle ore di uscita e di entrata le strade sono intasate di automobili di mamme e babbi che accompagnano i loro figli. Eppure quasi tutte le scuole sono sul tracciato di una linea urbana, con la fermata lì a due passi.
Sono oltre cinquemila, a Novara, i bambini che frequentano una scuola primaria, se solo il 20% si decidesse ad usare l'autobus, ne deriverebbero, malcontati, maggior introiti per 500 mila euro all'anno.
Ma guardo gli orari di arrivo e partenza alla fermata davanti alla mia scuola.
La mamma dovrebbe arrivare mezz'ora prima del suono della campanella e potrebbe ripartire con il bambino solo mezz'ora dopo l'uscita. Su un tragitto di un quarto d'ora, trenta minuti in tutto tra andata e ritorno, i tempi sono triplicati, la prospettiva non è appetibile per nessuno.
Gli orari, infatti, sono compilati non su i bisogni dell'utenza, ma per ottimizzare le risorse, tradotto: pagare meno gente possibile.
Così la SUN risparmia, ma non cresce, e il debito continuerà giocoforza ad aumentare fino al fallimento.
Non è che Martinoli - e altri, prima di lui - abbia inventato qualcosa, sono ricette di economia quantitativa, ormai vecchiotte, ma ancora in auge. con fior di pedigree accademico. 
Il professor Monti le ha applicate all'intero paese, anch'esso di conseguenza lanciato verso un inevitabile fallimento.
Anche quel genio di Marchionne le applica, convinto che per rilanciare la fiat sia del tutto inutile progettare, produrre e vendere automobili, ma che basti risparmiare sul costo del lavoro.
Vedremo come andrà a finire, nel frattempo, chi crede a quei due imbecilli e ai loro imitatori, dovrebbe registrarsi su un apposito albo, per poter fare i conti dopo.










   

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