sabato 30 gennaio 2021

musicisti a novara

 


















Cartoline commemorative

 

Per molto tempo, con Marco Peressi, si è accarezzata l'idea di un Album delle figurine con i personaggi della vita cittadina degli anni 70. Non se ne è mai fatto niente, forse nella presunzione di avere tutto il tempo necessario per fare tutto.
Invece il tempo passa e prima o poi finisce.
Io non ho a disposizione il grande archivio di Marco, perciò, con il poco che ho, ho pensato di fare un'edizione limitata di cartoline commemorative.
Questa tiratura corrisponde solo parzialmente all'idea originaria, intanto perché comprende solo gli scomparsi, laddove il progetto originario prevedeva anche i viventi, e poi perché copre un arco temporale più lungo.
Mancano in molti, ma non perché li abbia dimenticati, solamente mi mancano le loro fotografie. Sarei grato se qualcuno me le mandasse.

PRIMA SERIE





























domenica 10 gennaio 2021

Luigi Vietti

 

Luigi Vietti (Cannobio, 13 febbraio 1903- Milano, 28 marzo 1998).

 

Si iscrive alla facoltà di ingegneria a Milano nel 1923, ma dopo essersi trasferito nel 1925 a Roma si laurea con lode in architettura alla Sapienza nel 1928.

→ Vietti nello studio di Novara          

 

Nel 1929 vince il concorso indetto dall'Istituto per le Case Popolari di Roma per realizzare una casa modello alla Garbatella.

 

Si avvicina alle istanze del razionalismo e nel 1930 partecipa, insieme a Bottoni e Pollini, come delegato italiano al terzo congresso CIAM a Bruxelles. Pur non aderendo al MIAR, collabora all' organizzazione e partecipa alle Esposizioni di Architettura Razionale del 1928, del 1931 e del 1932. Nel 1933 partecipa alla V Triennale di Milano con i due progetti per la Casa alta a struttura d’acciaio


 

 

Nel periodo 1931-1933 collabora con la sezione distaccata della Sovrintendenza di Torino ed è Ispettore Onorario per i Monumenti della Liguria. In questo ruolo nel 1932 progetta la Nuova Stazione Marittima Andrea Doria di Genova.


Nel 1934 partecipa con Antonio Carminati, Pietro Lingeri, Ernesto Saliva, Giuseppe Terragni al concorso di primo grado per il Palazzo del Littorio di Roma e nel 1935 a quello per il nuovo Auditorium di Roma, con un progetto molto audace, non premiato dalla giuria. Del 1934 è anche la partecipazione insieme all'amico Ignazio Gardella, al concorso per la realizzazione della Casa del Fascio di Oleggio (Novara) nel quale si distingue, pur non vincendo, per la modernità di scuola lecorbusieriana del progetto.

 

 

Per la realizzazione dell'Esposizione Universale del 1942, nel 1936, il Commissario Vittorio Cini presenta a Mussolini una rosa dei maggiori nomi dell'architettura del tempo: Libera, Del Debbio, Terragni, Michelucci, Montuori e Muzio; il Duce sceglierà Vietti insieme a Piacentini, Pagano, Piccinato e Rossi. Suoi sono i prospetti modernissimi dei palazzi di vetro presenti nel progetto presentato a Mussolini, che tuttavia non approva questa architettura perché la giudica troppo moderna e «priva di richiami figurativi alla storia dell' architettura nazionale».

 

 

 

Tra il 1950 e il 1953 è impegnato nel progetto di recupero dell'Isola di San Giorgio Maggiore a Venezia, per la Fondazione Cini, Vietti contribuisce al restauro di fabbricati esistenti e realizza nuovi progetti, il più noto dei quali è il Teatro Verde, che firma insieme ad Angelo Scattolin.

 

Agli inizi degli anni sessanta il principe Karim Aga Khan IV lo incarica insieme a Jacques Couelle e a Michele Busiri Vici della progettazione dei suoi interventi nella Costa Smeralda.[9] In tale ambito realizza il centro del villaggio di Porto Cervo, alberghi, come il Cervo e il Pitrizza, e molte ville di pregio quali le Cerbiatte, scelte dal Principe Karim per farne la propria dimora, e le Romazzine sul promontorio omonimo.

 

 

 

lunedì 23 novembre 2020

Raffaello Giolli

 

Nacque ad Alessandria il 3 aprile 1889. Frequentò il ginnasio a Milano e il liceo a Novara. Appassionato sin da ragazzo di storia dell'arte si iscrisse all'Università di Pisa, conseguendo poi la laurea a Bologna. A Milano iniziò a collaborare, dal 1908, alla rivista Rassegna d'arte.

La sua attenzione si rivolse soprattutto alla pittura lombarda e, più in generale, italiana, dell'Ottocento e del Novecento, a suo parere ingiustamente sottovalutata rispetto alle esperienze impressioniste e post-impressioniste dell'arte francese.

Fervente interventista, non riuscì tuttavia a partire per il fronte nonostante ripetuti tentativi, ma seguì nei suoi articoli su Pagine d'arte, dal gli eventi bellici attraverso un'accurata cronaca dell'arte di guerra che comprendeva le opere degli artisti impegnati al fronte. 
Questa attività lo collocava oggettivamente vicino al movimento futurista, senza mai aderirne in pieno alle esaltazioni etiche. Le sue riserve nei confronti del gruppo di F.T. Marinetti, colpevole ai suoi occhi di allontanare con il chiasso e la spettacolarità degli interventi il pubblico dall'arte contemporanea, non gli impedirono di riconoscere il valore di alcune personalità – come, ad esempio, Boccioni – appartenenti a quella corrente, pur non condividendone i manifesti in cui veniva dissacrato e rifiutato il passato che per Giolli, che pur detestava lo storicismo d’accademia, rappresentava l'elemento attraverso il quale conoscere il presente e il futuro.

Nel 1919 partecipò alla fondazione a Milano del Circolo d'alta cultura che, anche grazie alla sua attività, assunse un importante ruolo nelle vicende culturali di quegli anni Nello stesso anno iniziò a curare una rubrica d'arte sul quotidiano milanese «La Sera »pubblicando, tra l'altro, una serie di articoli sulla I Biennale internazionale delle arti decorative allestita nel 1923 nella villa reale di Monza.

Amico di Edoardo Persico, di cui condivideva le idee di rinnovamento dell’architettura, nel 1926 scrisse un saggio, mai completato, Architettura alla garçonne (il cui manoscritto, in gran parte, fu probabilmente disperso durante la perquisizione che accompagnò il suo arresto nel settembre del 1944) in cui criticava il nazionalismo architettonico di radice risorgimentale, schierandosi apertamente al fianco delle più aggiornate ricerche europee e contro l'accademismo coltivato dal regime fascista.

Nel 1927   anno fondò quella che può considerarsi la prima rivista italiana di arte contemporanea, di cui fu direttore ed editore, nata come un bollettino dal nome 1927. Problemi d'arte attuale, trasformatasi poi in 1928, 1929, e divenuta, dal novembre del 1929, Poligono.

Non fu una rivista di tendenza e ciò gli permise di pubblicare opere tra loro eterogenee. 1928 fu la prima rivista a dar credito agli architetti del Gruppo 7, fino ad allora quasi ignorati o contestati dalla pubblicistica nazionale.

Dal 1925 insegnò per quindici anni, a Milano, all'Accademia libera di cultura e arte.

Con l'istituzione della cattedra di storia dell'arte introdotta dalla riforma Gentile, fu chiamato a insegnare nei licei statali milanesi Berchet, Parini, Beccaria, fino a quando non ne fu allontanato perché rifiutò il giuramento fascista.

Dal 1929 iniziò a occuparsi anche di cinematografia, inserendola, per la prima volta in Italia, a pieno diritto tra le arti. A partire dalla metà degli anni Trenta la sua attenzione si rivolse sempre più verso l'architettura. Dal 1935 all'aprile del 1940 suoi articoli furono pubblicati sulle riviste «Domus» e «Casabella», in quest'ultima, nel 1936, successe a Edoardo Persico nella cura della rubrica Architettura mondiale


Nel luglio del 1940 venne arrestato dall'OVRA e internato con il figlio Paolo fino al febbraio del 1941, poi gli fu imposto il domicilio obbligato a Senago. Tornò, quindi, nella casa di famiglia a Vaciago dove si dedicò alla stesura del libro La disfatta dell'Ottocento.In questi anni mantenne la collaborazione con «Casabella» e «Domus», mentre i suoi articoli furono rifiutati dal «Corriere della sera». Continuò nella sua attività antifascista, e fu vicino al movimento partigiano della Val Tornato a Milano, cercò di formare un gruppo di lotta costituito per la maggior parte da artisti e intellettuali. Con nome di battaglia  "Giusto" collaborò regolarmente a giornali clandestini di propaganda politica, tra i quali l'«Avanti!». Il 14 settembre 1944 fu arrestato con la moglie e il figlio Federico dalla legione Muti, venne torturato e trasferito nei primi giorni di ottobre nel carcere milanese di S. Vittore.

Fu successivamente deportato a Mauthausen, dove morì al campo Gusen 2 nella notte tra il 5 e il 6 gennaio 1945.